25 gennaio 2024
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Dalle buone collaborazioni crescono le buone cooperative

Abbiamo incontrato in Sala inCooperazione Alessandro Messina, economista con oltre 25 anni di esperienza nel settore non profit, nella pubblica amministrazione e nel settore bancario. È stata un’occasione, rivolta ai collaboratori della Federazione, per parlare di quanto sia importante la qualità dell’ambiente di lavoro, e delle sue relazioni, per portare innovazione e cambiamento nelle organizzazioni

Alessandro Messina ha conosciuto molti ambienti lavorativi, dal pubblico al privato, profit e non profit, passando per le multinazionali, avendo così l’occasione di mettere a confronto mondi anche molto diversi tra loro. Tra le varie attività ha ricoperto la carica di direttore generale di Banca Etica e attualmente è docente di Finanza per le imprese sociali presso l'Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Tra le sue pubblicazioni più note figurano “Manager cooperativi” (2022), "La finanza utile" (2007), "Denaro senza lucro" (2003). In occasione dell’incontro con i collaboratori e le collaboratrici della Federazione, gli abbiamo fatto alcune domande.

È vero che nelle cooperative si collabora di più?

Gli studi dimostrano che all'interno delle cooperative si registra un tasso di collaborazione tra soci superiore rispetto ad altre tipologie di imprese. Questo è un elemento fondamentale per il successo delle cooperative in quanto incide direttamente sulla produttività e sull'innovazione.

Da cosa dipende?

Non è chiaro se le persone scelgono di diventare soci di una cooperativa per motivazioni prosociali personali o se, al contrario, diventano più propensi alla solidarietà una volta che sono parte di una cooperativa. Effettivamente, questa dinamica non è ancora completamente manifesta.

Quanto influisce la cultura all’interno di un’impresa cooperativa?

La cultura che caratterizza un'organizzazione cooperativa non può essere data per scontata, ma richiede un impegno costante e consapevole per essere alimentata e mantenuta. Ciò implica un continuo allineamento tra gli interessi individuali e quelli collettivi, tra l'individuo e il gruppo.

Nell’incontro di oggi si è soffermato sull’importanza delle aspettative per chi entra a lavorare in una cooperativa. Perché, secondo lei, sono così importanti?

Quando un individuo si avvicina a una cooperativa, si crea un'aspettativa molto alta in termini di qualità dell'ambiente umano e sociale all'interno della stessa. È importante che queste aspettative siano corrisposte, altrimenti si può generare una delusione che potrebbe influenzare il rapporto futuro con la cooperativa. Esiste anche il problema per cui ci sono cooperative che non sono molto convinte di essere un’alternativa al sistema capitalistico ma che, al contrario, attingono a piene mani alle logiche delle imprese tradizionali. In casi come questi è molto facile cadere in contraddizione e, conseguentemente, perdere la fiducia di soci e collaboratori.

Lei ha sottolineato l'importanza di una scelta consapevole nell'agire etico e nella reciprocità. Cosa consiglia ai membri di una cooperativa per mantenere vivo questo impegno?

È essenziale evitare di cadere in ritualità vuote e focalizzarsi invece su come ogni membro possa allineare le proprie motivazioni e pratiche professionali all'ideale che sta alla base dell'organizzazione. È fondamentale porsi costantemente la domanda: "Cosa sto facendo qui?". La cooperazione nutre la sua diversità nella scelta consapevole di chi ne fa parte. Una cooperativa di necessità è legittima, ma ha un orizzonte temporale pari a quello dei bisogni di primo livello. Una cooperativa che voglia avere una lunga prospettiva davanti a sé, deve curare una dimensione del bisogno più alta, per seminare quei presupposti fondamentali che ne animano la vitalità.

Quindi non basta scrivere uno statuto o una carta dei valori per essere etici?

Uno degli errori più ricorrenti è contare sulla struttura valoriale di partenza, per aspettarsi comportamenti conformi degli individui. Come se – una volta scritto uno statuto, un piano strategico, una carta dei valori – vi siano automatismi nell’adeguamento dei singoli al disegno collettivo. Come se, per i singoli e anche per l’organizzazione, ogni giorno non vada riconquistato quell’allineamento di visione e di afflato verso una meta condivisa. Ci si riferisce qui a come ciascuna persona si trova e riesce a sentirsi a proprio agio dentro il disegno d’insieme.

Secondo lei è fondamentale, in un’organizzazione che punta all’etica cooperativa, lavorare sulla qualità del micro (esempio relazione tra collaboratori) per avere risultati macro-organizzativi migliori. Ci può fornire qualche consiglio pratico?

L'etica cooperativa deve essere incarnata nello stile relazionale e non può essere garantita solo dall'appartenenza all'organizzazione o dall'adesione ai valori. È necessario parlare con franchezza, a partire di chi è in alto nella gerarchia e gestisce persone; ascoltare con attenzione, anche evidenziando quando non vi sono le condizioni per farlo; esprimere le proprie esigenze senza remore, con onestà intellettuale, per consentire a tutti di comprendere il proprio punto di vista.


Autore: Alessandro Girardi